Funerale della Democrazia nel Consiglio comunale di Napoli di Raf Ambrosino






La permanenza del sindaco a palazzo san Giacomo si gioca ormai sul filo del singolo voto, un traditore in più o in meno deciderà, lunedì prossimo, il destino di questa pessima amministrazione che ha distrutto tutto quello che c'era da distruggere. Delle posizioni in campo e dei possibili sviluppi ne ho già parlato nei due articoli precedente a questo. 

Capita altro però, capita che in attesa del consiglio comunale determinante di lunedì 16, la parlamentare e consigliera comunale, Mara Carfagna, si dimette dal consiglio comunale a fronte dei tanti impegni romani e della maternità arrivata qualche settimana fa.

Al suo posto deve subentrare il primo dei non eletti, anzi, il secondo dei non eletti, perché il primo, Umberto Minopoli è deceduto a marzo del 2019. E' quindi il turno di Armando Coppola, già presidente della quarta municipalità nella precedente consigliatura. 

Un voto contrario al bilancio, utile per porre termine al disastro arancione degli ultimi dieci anni, per bocciare pienamente il sindaco e il suo modo di governare, farlo anche a solo sei mesi dalla fine è importante affinché nessuna amministrazione futura possa replicare gli atteggiamenti e le scempiaggini a cui siamo stati costretti ad assistere finora.

Ma l'ingresso del consigliere in sala de Baroni è sbarrato dal presidente del consiglio comunale, Sandro Fucito, e ovviamente dal sindaco stesso e dai suoi accoliti avvinghiati alla poltrona i quali ritengono, supportati da un parere del segretario generale, del quale parleremo tra poco, sostengono che il consigliere non possa subentrare lunedì perché l'ordine del giorno non può essere modificato e non può essere aggiunto alcun punto all'ordine del giorno perché seduta in "seconda convocazione" modalità di cui ho già scritto precedentemente.

Dunque, forti di questo parere, non intendono far partecipare il subentrante. 

Ed è proprio leggendo il parere che si sbarrano gli occhi e si resta increduli. 

Si equipara l'ingresso legittimo di un rappresentate del Popolo al suo posto, dove lo ha collocato il voto democratico a semplice "argomento da trattare". 

Mi spiego meglio, questa surroga modificherebbe, secondo il segretario, l'immodificabile ordine del giorno contrastando l'art. 34 del Regolamento interno del Consiglio comunale: “Gli argomenti da trattare nella seduta in seconda convocazione debbono essere gli stessi all'o.d.g. della seduta in prima convocazione, per i quali non si era deliberato per mancanza di numero legale".

Un eletto dal Popolo che deve sedere al posto suo è dunque, per il segretario generale "un argomento" e non un diritto dell'eletto sancito dalla costituzione di svolgere il proprio mandato, non va ripristinato subito l'interezza e la perfezione dell'assise cittadina?

E continua, richiamando l'art. 38, comma 8, del D. Lgs. 267/2000 prevede che il Consiglio deve procedere alla surroga dei consiglieri dimissioni “entro e non oltre dieci giorni e che la natura del termine del dieci giorni va intesa come acceleratoria e non perentoria". E allora? accelera e metti subito all'ordine del giorno, perché attendere, perché fa comodo all'amministrazione in carica in questo momento? 

E ancora, richiama anche il TAR Reggio Calabria, la sentenza n. 1595/2006, “Non risulta [...] rinvenibile alcun principio di ordine generale[...], in base al quale la surroga debba piuttosto avvenire alla prima seduta del consiglio successiva alla presentazione delle dimissioni.” Bene! non esiste nemmeno alcun principio che impedisca di farla subito però! 

Insomma, la mortificazione della Costituzione e della democrazia è di scena a Napoli, nella sede più rappresentativa che è quella del Consiglio comunale.

Dite che i consiglieri non permetteranno questo abuso, questo schiacciamento della sovranità popolare? Vediamo...

Ecco il parere: 














 

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